Progetti
“Le Conche” Manzoni Bianco non filtrato – Azienda Salatin
Dall'azienda Salatin, ai piedi delle Prealpi Trevigiane, un vino frutto della ricerca della perfetta sinergia tra vitigno e micro-territorio
Consulenza enologicaConsulenza viticola
Obbiettivo
Le Conche, toponimo di un complesso collinare di pochi ettari situato alle pendici delle Prealpi nell’Alto Trevigiano, prende il nome dalla particolare conformazione dei rilievi collinari di quota moderata ma elevata pendenza. La significativa escursione termica giornaliera dei mesi estivi ha da sempre reso questo territorio adatto alla maturazione delle uve bianche: su questi pendii vicino a Conegliano l’azienda Salatin coltiva la varietà autoctona Incrocio Manzoni 6.0.13.
L’interpretazione di un luogo passa attraverso la capacità di comprendere anche i cambiamenti climatici al quale è soggetto, fattore che influenza notevolmente l’epoca di maturazione zuccherina nonché aromatica. Affinché si equilibrino, risultano strategiche le scelte agronomiche adottate specie nella gestione del verde, oltre che la tecnica di vinificazione. L’obiettivo è di mantenere nella sua forma più integra ogni più piccola sfumatura che il territorio Le Conche è in grado di conferire alle uve e quindi al vino.
Progetto
Il nostro percorso è partito dal vigneto: sono state studiate e messe a punto nel dettaglio tutte le tecniche e gli interventi agronomici, dalla potatura fino alle operazioni sul verde nel periodo pre-vendemmiale, necessarie a garantire l’equilibrio vegeto-produttivo della pianta. In tal modo il vigneto è stato capace di donare uve correttamente mature e bilanciate nella loro composizione, preservando quelle caratteristiche del frutto che spesso vengono compromesse nelle annate calde e secche. La vinificazione, a quel punto, ha avuto l’unico obiettivo di conservare ciò che la vite ha consegnato all’uomo: la nostra esperienza nelle varietà autoctone, come il Manzoni 6.0.13, ci ha permesso di individuare la strategia corretta per l’ottenimento di questo vino.
Assaggiando l’annata 2018 in affinamento sulle fecce fini, abbiamo compreso che la strada corretta da intraprendere per mantenerne inalterata l’identità e l’essenza, fosse quella di evitare di spogliarla di un abito che sembrava fatto su misura. La volontà di voler anteporre la qualità ad ogni altro compromesso tecnico ci ha portato ad imbottigliare questo vino non stabilizzato e non filtrato, con l’ausilio di un accurato monitoraggio di tutti i processi produttivi. Il risultato è un vino estremamente integro, che riesce a trasmettere a pieno l’identità del territorio in cui affonda le sue radici.
Il nostro percorso è partito dal vigneto: sono state studiate e messe a punto nel dettaglio tutte le tecniche e gli interventi agronomici, dalla potatura fino alle operazioni sul verde nel periodo pre-vendemmiale, necessarie a garantire l’equilibrio vegeto-produttivo della pianta. In tal modo il vigneto è stato capace di donare uve correttamente mature e bilanciate nella loro composizione, preservando quelle caratteristiche del frutto che spesso vengono compromesse nelle annate calde e secche. La vinificazione, a quel punto, ha avuto l’unico obiettivo di conservare ciò che la vite ha consegnato all’uomo: la nostra esperienza nelle varietà autoctone, come il Manzoni 6.0.13, ci ha permesso di individuare la strategia corretta per l’ottenimento di questo vino.
Assaggiando l’annata 2018 in affinamento sulle fecce fini, abbiamo compreso che la strada corretta da intraprendere per mantenerne inalterata l’identità e l’essenza, fosse quella di evitare di spogliarla di un abito che sembrava fatto su misura. La volontà di voler anteporre la qualità ad ogni altro compromesso tecnico ci ha portato ad imbottigliare questo vino non stabilizzato e non filtrato, con l’ausilio di un accurato monitoraggio di tutti i processi produttivi. Il risultato è un vino estremamente integro, che riesce a trasmettere a pieno l’identità del territorio in cui affonda le sue radici.
Gallery fotografica
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